Quel che è accaduto finora: il sinistro mutante millenario noto come Apocalisse ha preso possesso del corpo di Emma Frost sostituendo la sua coscienza a quella della donna. Dopo averne usato i poteri mentali per uccidere il Professor X, ha richiamato a sé i suoi Cavalieri dell’Apocalisse e con il loro aiuto ha conquistato Genosha costringendo Magneto e pochi altri a rifugiarsi nel sottosuolo.

Per impedire che Apocalisse espandesse il suo dominio sul resto del Mondo, Magneto ha circondato l’intera isola-Stato con un’impenetrabile bolla magnetica. La Vendicatrice Scarlet, figlia di Magneto, è riuscita ad aprire un piccolo varco nella barriera attraverso il quale lei, Wolverine e Arcangelo sono riusciti a penetrare nell’isola. Tutto è andato storto, però, perché Scarlet è stata catturata mentre Arcangelo ha ceduto al suo lato oscuro e si è improvvisamente trasformato in Morte con tanto di letali ali metalliche.

Nel frattempo, nel palazzo presidenziale, Jean Grey, ormai al nono mese di gravidanza, è imprigionata in un bozzolo a forma di uovo creato dalla Forza Fenice per proteggerla assieme alla figlia che sta per nascere.

Fuori da Genosha le forze combinate dello S.H.I.E.L.D., degli X-Men e dei Vendicatori si preparano alla controffensiva contro le forze di Apocalisse determinati a fermarlo prima che sia troppo tardi.

Esasperato dalla cattura di sua figlia Wanda, Magneto ha lanciato un attacco disperato contro Apocalisse, che ha risvegliato la sua arma segreta, ma pure Magneto ha un asso nella manica… anche se potrebbe rivelarsi un rimedio peggiore del male.

 

# 34

 

Apocalypse Nation: Parte 4

 

 

di Carlo Monni (da un’idea di Luca Losito e concetti di Mr. T)

 

 

Ponte principale dell’Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. nei cieli sopra Genosha.

 

            Alex Summers, meglio noto come Havok, in piedi, stava osservando il cielo rossastro all’orizzonte ed appariva cupo e pensieroso.

-Non sono sorpreso di trovarti qui.- disse una voce alle sue spalle.

            Alex si girò di scatto per trovarsi di fronte al fratello maggiore Scott, leader degli X-Men col nome di Ciclope.

-Non ti sei presentato alle riunioni.- disse questi.

-Noi di WorldWatch non siamo arrivati in tempo e poi… è sempre roba così noiosa. Io preferisco l’azione.-

-Uhm… è per Lorna, vero? Hai deciso di evitarla, è così?-

            Havok aprì la bocca per replicare, poi scosse la testa e scoppiò in una risata amara.

-Non ti si può nascondere nulla eh, Scott?- risponde -Naturalmente hai ragione, come al solito: non mi sento ancora pronto per affrontarla. Non l’ho mai contattata per dirle che ero ancora vivo. Al principio mi dicevo che stavo solo aspettando il momento giusto ma quel momento non è mai arrivato e poi c’è stata la conferenza stampa di presentazione del nuovo team di WorldWatch[1] e che io fossi di nuovo in giro è divenuto di pubblico dominio.-

-Neanche a noi X-Men… a me… ha fatto piacere venirlo a sapere in quel modo. Sarebbe bastata una telefonata prima della conferenza.-

-Scott… io… -

-Lascia perdere Alex, io sono l’ultimo che possa dare lezioni a chiunque in fatto di rapporti personali. Ho commesso tanti di quegli errori che...-

-Scusate…-

            A parlare era stata una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi che indossava un’attillata tutina di latex color rosso fuoco. Vedendola, la sua somiglianza con Jean Grey saltava subito agli occhi ed in fondo non era affatto strano, perché Rachel Summers, nonostante dimostrasse solo pochi anni meno di loro, era la figlia degli Scott Summers e Jean Grey (o forse della Forza Fenice) di una realtà alternativa e non era la sola stranezza nell’albero genealogico della famiglia Summers-Grey.

-Che cosa c’è Rachel?- le chiese Scott.

-Pare che a Genosha stia succedendo qualcosa di grosso… di molto grosso.

 

 

Genosha, Palazzo Presidenziale.

 

            Il volto poteva anche essere quello della telepate Emma Frost, nota anche come Regina Bianca, ma l’espressione di maligno trionfo apparteneva senza ombra di dubbio ad Apocalisse.

-I più forti erediteranno la Terra ed il loro momento è adesso!-

            La sua folle risata echeggiò nel grande salone e i presenti seppero con certezza che non stava scherzando.

-Io sono Apocalisse.- proclamò con arroganza -Grazie a me questo mondo sarà consumato dal fuoco e solo chi sopravvivrà sarà degno di abitarlo.-

 

 

Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D.

 

            Ogni canale era stato infettato dalla comunicazione telepatica con cui, sfruttando i poteri di Emma Frost, Apocalisse aveva lanciato la sua sfida. La Situation Room era stracolma di figure in costume dal momento che oltre agli X-Men erano arrivati anche i Vendicatori di entrambe le coste e il gruppo dell’ONU noto come WorldWatch.

            La situazione, ahimè, appariva ben chiara.

-Bisogna agire adesso, non possiamo perdere altro tempo.- concluse Capitan America.

-Non posso che essere d’accordo.- convenne Ciclope -Dobbiamo entrare subito a Genosha e c’è un solo modo per riuscirci.- si volse verso la giovane donna che indossava un costume verde come i suoi capelli -Pensi di essere pronta, Polaris?-

-Devo esserlo.- replicò Lorna Dane -Per il bene di tutti non posso permettermi di fallire.-

           

 

Genosha.

 

            Wolverine estrasse gli artigli e si rivolse alla figura davanti a lui, un uomo ricoperto da una sottile armatura bluastra sormontata da un pettorale rosso e che aveva due ali metalliche. Era difficile riconoscere in quell’essere Warren Kenneth Worthington III, l’X-Man noto come Arcangelo. Il suo corpo e la sua psiche erano stati rivoltati dal richiamo di Apocalisse.

-Torna in te, Worthington.- lo avvertì Wolverine -Non cedere al tuo lato oscuro, non fare il gioco di Apocalisse. Ci sono passato anch’io e so come quello schifoso bastardo sia capace di rovesciarti la mente ma so anche che si può resistergli. So che tu puoi farcela, non costringermi ad ucciderti.-

-Chi ti dice che io voglia farlo?- replicò lui -Forse essere Morte è quel che voglio davvero, ci hai pensato?-

-In tal caso… te la sei cercata, cocco.-

            Senza dire altro Logan balzò contro il suo compagno di squadra ma questi rispose levandosi in volo e contemporaneamente scagliandogli contro una serie di affilatissime piume di metallo che lo trapassarono da parte a parte facendolo piombare a terra.

-Dovrai fare meglio di così se vuoi davvero farmi del male.- replicò Wolverine rialzandosi.

Strinse i denti per ignorare il dolore mentre il suo fattore di guarigione gli sanava le ferite e spiccò un nuovo balzo verso il suo amico ma lui si limitò a sollevarsi ancora più in alto e lo osservò ricadere al suolo.

-Mi sei sempre stato antipatico, Logan… le tue arie... la tua incapacità di fare gioco di squadra. Disprezzavo anche le tue attitudini omicide ma devo dire che adesso quelle le comprendo: c’è gioia e gloria nel superare le proprie inibizioni, una cosa che nei panni del patetico e represso Warren Worthington non ero in grado di apprezzare. Ora è tutto diverso.-

-Non più di tanto.- ribatté Wolverine -Continui a parlarti addosso come sempre.-

-Bastardo!- replicò Arcangelo -Ora vedrai perché mi chiamano Morte.-

-Li paghi?-

            Con un grido rabbioso Warren si lanciò sul suo compagno di squadra. Wolverine sogghignò. Proprio come sperava le sue punzecchiature avevano reso Arcangelo così furioso da spingerlo ad un attacco diretto.

            L’impatto del corpo di Warren che lo colpiva a tutta velocità li sbatté entrambi lontano di diversi metri.

-Ti ucciderò!- proclamò Arcangelo stringendolo al collo mentre le sue ali tecnorganiche si preparavano a colpire ancora.

-Non credo proprio.- ribatté Logan serrando il pugno destro mentre i suoi artigli solleticavano l’addome del suo avversario.

 

 

Palazzo Presidenziale

 

            Il rumore sembrava quello di un tuono che saliva di intensità e riempiva la sala delle riunioni. Magneto non riusciva nemmeno a capire da dove venisse, poi il pavimento esplose e ne saltò fuori una figura massiccia rivestita di una sorta di armatura che per colori e forma ricordava quella tradizionale di Apocalisse ma che emanava energia.

-Questo è uno dei miei figli.- proclamò Apocalisse per bocca di Emma -Io lo chiamo Genocidio. Purificherà questo mondo nel fuoco e lo consegnerà ai più degni di sopravvivere.-

-Tu sei completamente pazza!- esclamò Magneto.

            La donna esplose in una folle risata.

-Solo i più forti, i più adatti, sono degni di sopravvivere. Non è quello che pensavi anche tu un tempo? Se allora tu avessi avuto un’arma in grado di sterminare tutti i non mutanti, non l’avresti usata senza esitazioni? Sii sincero.-

            Il tono era sferzante e Magneto non rispose. Del resto, che cosa avrebbe potuto dire? L’accusa era dolorosamente e tragicamente vera: c’era stato davvero un tempo in cui il dolore, la rabbia ed il risentimento l’avevano spinto verso un cammino di cui si era pentito… o almeno questo era ciò che ripeteva a se stesso.

            Apocalisse era andato ben oltre, però, in lui non c’era il minimo segno di sentimenti umani ormai. Il suo solo Credo era la sua versione distorta del Darwinismo e della filosofia di Nietzsche. Doveva essere fermato a qualunque costo e con lui quell’aberrazione che chiamava Genocidio.

            Magneto non esitò oltre. Usò il suo potere magnetico contro Genocidio ma questi si limitò ad emettere uno strano suono che avrebbe anche potuto essere una risata e puntò la mano destra contro il suo avversario che un attimo dopo si trovò proiettato contro una finestra e da lì all’esterno.

-Non puoi opporti alla mia stirpe, Magneto!- gridò Emma/Apocalisse né ora né mai.-

            E forse aveva ragione.

 

 

Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D.

 

            Henry Philip McCoy, meglio noto come la Bestia, si rivolse al suo uditorio composto da molti dei più potenti supereroi del pianeta e dai migliori agenti dello S.H.I.E.L.D. e quel che aveva da dire loro non era certo piacevole:

-Magneto ha creato una bolla magnetica che avvolge l’intera isola di Genosha. Per farlo e per poterla mantenere ha dovuto usare un macchinario che ha amplificato il suo potere e ne ha reso l’effetto permanente. Il suo scopo era impedire ad Apocalisse ed alle sue truppe di invadere il mondo esterno, intento sicuramente lodevole, ma così facendo ha anche impedito ai soccorsi di intervenire. In più, il campo magnetico blocca ogni comunicazione radio con l’esterno ed interferisce anche con quelle telepatiche così non possiamo sapere cosa stia accadendo all’interno o comunicare coi nostri amici che sono riusciti a superare la barriera dopo che il potere di Scarlet ha creato un varco temporaneo.-

-Non perdere tempo a dirci cose che già sappiamo, Hank.- lo rimproverò Cable con tono brusco -Piuttosto dacci un modo di superare quella dannata barriera.-

-Il che, mio impetuoso ed impaziente amico, è precisamente quello che mi accingevo a fare.-

            Con pochi balzi il mutante dall’aspetto animalesco e la pelliccia blu raggiunse una consolle dove si trovava un uomo di mezza età, calvo, a parte due ciuffi di capelli alle tempie, e con gli occhiali. Aveva una certa somiglianza con il Doc Brown del film “Ritorno al futuro”.

-Il qui presente dottor Levine ha appena finito di costruire un congegno che fa al caso nostro.-

            Sidney E. Levine abbozzò un sorriso e replicò:

-Da queste parti mi chiamano Gaffer[2] e il mio compito è trovare soluzioni ai problemi tecnici. Quest’aggeggio portatile che ho costruito dovrebbe invertire gli effetti del congegno grazie al quale la bolla creata da Magneto permane.-

            Nick Fury guardò verso Cable e borbottò:

-Sì… tutti questi paroloni irritano anche me ma Gaffer sa quel che fa… di solito.

-Grazie del riconoscimento Nick. Il mio congegno per funzionare usa la stessa energia magnetica di quello sull’isola ed ha quindi bisogno di una fonte di energia analoga.-

-Ed è qui che intervengo io, giusto?- interviene Polaris.

-Sei sicura di volerlo fare Lorna?- le chiese Ciclope -Può essere molto pericoloso.-

-Come molte altre cose nelle nostre vite. Tu ti tireresti indietro?-

            Ciclope tacque e Lorna Dane continuò:

-Sta succedendo qualcosa su quell’isola e non possiamo restare a guardare mentre sei milioni di persone potrebbero essere sterminate. Non io almeno. Che devo fare?-.

-Indossi questo casco e liberi la sua energia.- le spiegò Gaffer -Dovrebbe incanalarla ed aumentarla esponenzialmente. Certo ci sono possibili effetti collaterali.-

-Del tipo?- chiese Quicksilver.

            Un silenzio imbarazzato, poi fu la Bestia a rispondere:

-L’energia potrebbe raggiungere livelli troppo alti da gestire e potrebbe… potrebbe causare un collasso o peggio.-

-Non se ne parla nemmeno. Ho già una sorella in pericolo e non rischierò la vita dell’altra.-.

-Basta così!-

            Lorna strappò il casco dalle mani di Gaffer e lo indossò risolutamente. Lo sguardo della ragazza dai capelli verdi incrociò brevemente quello di Havok e poi passò al suo compagno di squadra nei Vendicatori Ovest Starfox. Due estremi della sua vita forse inconciliabili, pensò. Volse, quindi, gli occhi verso il suo fratellastro Quicksilver ed abbozzò un sorriso. Lui era preoccupato e forse con ragione ma lei doveva fare quel che doveva essere fatto.

-Cominciamo.- disse.

            Gaffer azionò il congegno e una sorta di energia verde sembrò emanare da Lorna per poi espandersi oltre la stanza, oltre l’Eliveicolo, senza confini. Toccò la bolla magnetica che circondava Genosha e spinse.

-La sento.- mormorò Polaris.

            Aumentò la pressione. Sempre più forte. Il potere le scorreva nelle vene e si scaricava contro il costrutto di suo padre, il potere che era il suo retaggio, il suo diritto di nascita, che aumentava esponenzialmente, che la intossicava. Non poteva fermarsi, non voleva fermarsi. Sentiva la barriera come se fosse una cosa viva, come se fosse una parte di lei e la sentiva cedere.

-Di più.- pensò o forse mormorò o forse urlò. Non lo sapeva e non le importava.

            La barriera cadde e Lorna perdette i sensi. Prima che toccasse terra Quicksilver l’aveva già afferrata e la stava portando in infermeria.

            Scott Summers, Ciclope, non poteva non riflettere su come questa fosse la parte che odiava di più dell’essere il capo di un gruppo: spingere coloro che guidava verso il pericolo e forse la morte. Il fatto che potesse essere necessario non lo consolava affatto ed ora non poteva sprecare tempo in queste riflessioni. Il tempo era prezioso: bisognava agire immediatamente.

-Muoviamoci.- ordinò.

 

 

Genosha, la capitale Baia di Hammer.

 

            Ancora prima di essere trasformati dal potere di Apocalisse i suoi quattro cavalieri erano temibili ma adesso erano quasi inarrestabili.

Blob, il cui potere originale era eminentemente passivo, ora, nei panni di Carestia, era in preda di una fame inestinguibile e qualunque cosa per lui era prezioso cibo da sottrarre agli altri affamandoli.

In un tempo ed un luogo ormai lontani l’uomo noto come Decimus Furius aveva dolorosamente scoperto cosa volesse dire essere un mutante in un’era come il tardo Impero Romano d’Occidente. La sua mutazione in un vero e proprio minotauro lo aveva reso oggetto di paura e odio. Ricordava poco di quanto gli fosse accaduto all’epoca, solo una serie di combattimenti che sembrava infinita e poi l’oblio. Si era risvegliato nell’era moderna da qualche parte di quella che ai suoi tempi veniva chiamata Asia Minore[3] senza la più pallida idea di cosa gli fosse successo e perché. Lo shock culturale dell’impatto col nuovo mondo in cui si era risvegliato, così diverso dal suo ebbe un devastante effetto sulla sua mente e lo rese fin troppo malleabile all’influenza di Apocalisse che lo guidò verso Genosha pronto ad attivarlo al momento giusto e trasformarlo nel Cavaliere Guerra.

La donna chiamata Omega Black, ora mutata in Pestilenza, era un vero enigma. Perfino i di solito ben informati database dello S.H.I.E.L.D. contenevano pochissimi dati su di lei: si supponeva che fosse il risultato di un programma segreto russo per la creazione di superesseri che aveva usato come base il mutante noto come Omega Red. Si pensava che esistessero altri super soldati Omega, con associati altri colori, in attesa di essere attivati. Si presumeva che il suo vero nome fosse Sylvia Engel ma poteva essere un alias o un nome fittizio creato per depistare eventuali spie. Si riteneva che il colore grigiastro della sua pelle potesse essere un effetto secondario del programma che le aveva dato i poteri ma poteva anche essere dovuto alla mutazione indotta da Apocalisse. Insomma, di lei si sapeva ben poco, la sola cosa certa era che era in grado di diffondere malattie mortali in chi le stava nelle vicinanze grazie ai tentacoli metallici retrattili che le uscivano dal petto, il che la classificava come mortalmente pericolosa.

Dell’ultimo Cavaliere si sapeva quasi tutto, invece: il suo vero nome era Robert Louis Drake, Bobby per gli amici, ma era più noto col nome di battaglia di Uomo Ghiaccio, uno degli X-Men originali. Apocalisse aveva usato i poteri mentali di Emma Frost per rovesciargli la mente e plagiarlo trasformandolo nel suo più fedele servitore, il letale Morte. Se in lui era rimasto qualcosa del vero Bobby Drake era sepolta così in profondità che forse non sarebbe stato più possibile farla riemergere, una possibilità a cui Kitty Pryde, alias Shadowcat si rifiutava di credere.

I quattro cavalieri avanzavano spargendo attorno a loro morte e distruzione nella città, quando si trovarono di fronte sul loro cammino la giovane mutante.

Fu proprio Bobby a parlare per primo:

-Cosa pensi di fare? Credi davvero di poterci fermare da sola?-

-Posso almeno provarci.- fu la risposta di Kitty.

            Non lo avrebbe mai confessato a nessuno ma aveva paura. Tutto quello che aveva era la sua intangibilità ed il suo addestramento da ninja ma sarebbero bastati contro quei quattro? Temeva proprio di no ma non poteva sottrarsi al suo dovere specie quando davanti a lei c’era uno dei suoi amici che aveva bisogno di lei… del suo aiuto.-

-Bobby torna in te, ti prego.- gli disse.

-Io sono Morte e sono perfettamente in me.- replicò lui con durezza.

-Non è vero... tu non sei così. È tutta colpa di Emma… di Apocalisse: ti ha alterato la mente. Tu lo sai, devi saperlo. Devi ricordare come eri prima.-

-Io… ero un debole e Apocalisse mi ha reso forte.-

-Se è davvero ciò che pensi…- Shadowcat si solidificò improvvisamente -… allora uccidimi adesso. Fallo!-

            Bobby Drake tese il braccio destro.

 

 

Davanti al Palazzo Presidenziale.

 

            Magneto riuscì a malapena a frenare la caduta senza farsi troppo male. Vide due figure fluttuare davanti a lui, erano Emma e Genocidio. A quanto pareva la presa di Apocalisse sul corpo di Emma e sui suoi poteri era ormai completa al punto da riuscire ad estrarne il pieno potenziale come la telecinesi. Perfino il suo volto si andava modificando assumendo le fattezze tradizionali di Apocalisse. Questo voleva forse dire che Emma Frost poteva considerarsi ormai morta?

            Apocalisse atterrò davanti a lui e sogghignò sinistramente.

-Credevi davvero che scherzassi, Magneto?- gli disse, poi si volse verso il figlio -Va e uccidi ogni essere vivente che incontri. Se qualcuno sarà capace di sopravvivere, allora sarà degno di far parte del nuovo ordine.-

-Sì… madre.- rispose Genocidio poi si allontanò.

-Madre.- borbottò Apocalisse -Forse dovrei modificare ulteriormente questo corpo e renderlo più… consono a me, tu che ne dici, Erik?-

-Che spero che tu marcisca all’Inferno.- replicò Magneto e si concentrò. Non provava quel trucco da tempo ma se poteva influire sul flusso sanguigno di Emma attraverso il ferro in esso contenuto allora forse poteva provocarle…

-Sciocco!- ribatté Emma sollevandolo telecineticamente in aria e scagliandolo lontano -Credevi davvero che non mi aspettassi questo attacco e non fossi pronta a respingerlo? Il tuo elmo ti proteggerà dagli attacchi telepatici ma ci sono altri modi di farti male ed io te li farò sperimentare tutti.-

            Prima che potesse fare qualcosa, però si fermò improvvisamente ed alzò lo sguardo al cielo per poi fare un sorriso di soddisfazione.

-Lo senti anche tu, Magneto?- disse -La tua maledetta barriera protettiva è caduta. I tuoi amici pensano di arrivare in tuo soccorso ma la verità è che mi hanno dato la chiave per conquistare il Mondo. Sarò io a vincere questa sfida.-

            E Magneto rabbrividì.

 

 

All’interno del Palazzo Presidenziale.

 

            L’uovo protettivo che teneva al sicuro Jean Grey, ormai prossima al parto, emise un leggero bagliore.

*Tieniti pronta, figlia mia* la “voce” della Forza Fenice echeggiò nella mente di Jean *Il momento che attendevamo sta finalmente arrivando.*

* E se non fossi all’altezza?* ribatté lei *Se il potere mi consumasse come è accaduto quando tu eri me, quando divenisti Fenice Nera?[4]

*È un rischio che devi correre ma so che sei in grado di farcela. Io ti fornirò il potere necessario a fermare Apocalisse e lo terrai quanto basta per sconfiggerlo e non un minuto di più.*

*Immagino che dovrò fidarmi.*

*Non hai altra scelta.*

            Quell’affermazione non rincuorò affatto Jean ma non poteva farci niente. Sentì un’improvvisa contrazione: la piccola Sara premeva per uscire in questo mondo ostile. Era un sacrificio che doveva fare per lei.

.           Improvvisamente provò una strana ma familiare sensazione: il legame mentale con Scott era stato ristabilito, il che voleva dire che la barriera di Magneto era stata infranta.

 Un’altra voce risuonò nella sua testa:

*Mamma, stiamo arrivando*

            Era Rachel, la figlia che una sua controparte ormai defunta aveva avuto in un futuro alternativo. Si ostinava a chiamarla mamma nonostante sembrasse appena poco più giovane di lei e Jean cominciava a sentirsi davvero tale. Ora però doveva accantonare quei pensieri e prepararsi all’inevitabile.

 

 

Sopra Genosha.

 

Era decisamente una vista impressionante: due Quinjet dei Vendicatori, un altro con le insegne del supergruppo dell’ONU WorldWatch e un jet Lockheed SR-77 Blackbird, con una X racchiusa in un cerchio dipinta in giallo sulle fiancate e le ali, stracolmo di membri degli X-Men e dei vari supergruppi mutanti a loro collegati. Alle loro spalle una flottiglia di aerei con le insegne dello S.H.I.E.L.D.

Quasi contemporaneamente navi da sbarco, anch’esse con le insegne dello S.H.I.E.L.D., si preparavano allo sbarco sull’Isola-Stato ora che la barriera che la isolava dal resto del Mondo non esisteva più.

Era una forza di invasione decisamente impressionante ma avrebbe trovato pane per i suoi denti. Apocalisse non intendeva far tornare a casa vivo nessuno di loro

 

 

Nel centro di Baia di Hammer

 

Bobby Drake stava visibilmente esitando. Nonostante stesse puntando il suo braccio destro in modo decisamente minaccioso contro Kitty Pryde non si decideva a colpirla. Lei, dal canto suo sudava pregando per il meglio.

-Che aspetti a farla fuori, Drake?- lo canzonò Blob -Sei il solito bamboccione. Forse dovrei pensarci io affamandola a morte.-

            Kitty si piegò su se stessa sconvolta da improvvisi crampi allo stomaco.

-NO!- urlò improvvisamente Bobby e sparò una scarica contro Blob avvolgendolo in un bozzolo di ghiaccio, poi si chinò sulla ragazza.

-Kitty!- la chiamò –Stai bene.-

-Sono stata meglio.- riuscì a dire lei -Bobby sei di nuovo tu.-

-Certo che sono io… grazie a te, gattina.-

-Maledetto traditore!- esclamò Guerra -La pagherai!-

            Mulinò la sua ascia per colpire i due ma prima che potesse calarla qualcosa… o meglio: qualcuno… calò dall’alto piombando su di lui facendolo sprofondare nel terreno.

            Quando il fumo si diradò una figura metallica vestita di rosso si alzò dal terreno e Kitty non si trattenne dall’esclamare:

-Peter!-

            Piotr Nikolaievitch “Peter” Rasputin, meglio noto come Colosso, le si avvicinò e le strinse le mani con delicatezza dicendo:

-Sono sempre lieto di venire in tuo soccorso Katya.-

-Attento!-

            L’avvertimento poteva giungere troppo tardi per evitare i tentacoli di Pestilenza ma improvvisamente si udì uno strano rumore, si sentì puzza di zolfo e una strana figura si materializzò accanto a loro. Li afferrò e scomparve di nuovo in una nuvola di fumo e zolfo prima che i tentacoli toccassero Colosso.

            In seguito Piotr si sarebbe chiesto se il potere di Pestilenza avrebbe avuto effetto anche sulla sua pelle metallica e fu ben lieto non averlo scoperto.

            Si materializzarono non molto distanti e Nightcrawler, perché di lui si trattava, disse:

-Certo che abbiamo tutti uno speciale talento per metterci nei guai, non credete meine freunde?-            Kitty era ancora scombussolata dagli effetti del potere di Carestia e dal teletrasporto ma esclamò:

-Bobby… non possiamo lasciarlo là, solo contro quei… quei mostri.-

-E non lo faremo, Kätzchen, puoi starne certa.- replicò Kurt Wagner -Apocalisse non ha mai avuto tanta gente tutta insieme contro di lui. Lo faremo pentire di averci sfidato ancora una volta.-

            Kurt aveva appena finito di dire queste parole che si udì un rumore come un rombo di tuono e poco dopo ecco apparire una figura massiccia.

-Io sono Genocidio.- affermò con voce grave.

 

 

Palazzo Presidenziale

 

            Scarlet aveva fatto numerosi tentativi per liberarsi dalle manette che le serravano i polsi e al tempo stesso le inibivano l’uso dei suoi poteri mutanti ma tutti senza successo. Tuttavia era determinata a non arrendersi. Lo doveva a se stessa ed al figlio appena nato che la attendeva a casa.

Quelli che ora apparivano come robusti bracciali un tempo erano un serpente vivo trasmutato magicamente, un trucco che Apocalisse doveva presumibilmente aver imparato nei suoi anni giovanili in Egitto ma che si stava rivelando comunque efficace.

            L’uso dei suoi poteri mutanti di alterazione delle probabilità le era impedito e ammesso che fosse possibile spezzare i suoi legami con la forza, lei non ne aveva evidentemente a sufficienza. Doveva pensare a qualcos’altro, ma cosa?

            I suoi poteri non erano il suo solo talento, per un po’ aveva studiato la magia con Agatha Harkness. Non aveva approfondito gli studi quanto la sua insegnante avrebbe voluto e poteva ritenersi al massimo una dilettante dotata, tuttavia qualcosa ricordava ancora e un incantesimo di trasmutazione era in fondo abbastanza semplice. Doveva solo rammentare le parole giuste e pronunciarle nel modo corretto. Il gioco valeva la candela.

Fece quel che doveva fare ed ebbe fortuna: i suoi legami mutarono… in un cobra che le si avventò conto… o almeno ci provò perché una macchia azzurra sfrecciò afferrandolo e scagliandolo lontano.

-Pietro!- esclamò Scarlet mentre suo fratello tornava indietro a supervelocità fermandosi davanti a lei.

-Al tuo servizio, sorella.- disse Quicksilver -Sono felice di vedere che stai bene.-

-Sono arrabbiata… molto arrabbiata e non vedo l’ora di farla pagare ad Apocalisse.-

-Dovrai metterti in coda. In questo momento l’isola è sotto attacco. Nostra sorella Lorna ha infranto la barriera di Magneto e Vendicatori e X-Men assieme alle forze dello S.H.I.E.L.D. hanno sferrato un a attacco congiunto contro il pericolo comune.-

Dov’è Lorna adesso?-

-È rimasta sull’Eliveicolo. Lo sforzo l’ha lasciata molto debole.-

-Dobbiamo unirci agli altri senza perdere tempo. Devono essere avvertiti: Apocalisse ha un’arma segreta. Dice che è suo figlio e lo chiama Genocidio.-

 

 

Nel centro di Baia di Hammer.

 

            Wolverine stava per affondare i suoi artigli nell’addome di Arcangelo mutato in Morte ma improvvisamente ebbe un ripensamento. Lui e Worthington non erano mai andati troppo d’accordo ma era pur sempre un compagno d’armi… un amico e lui non ne aveva molti.

            Avrebbe trovato un altro modo per uscirne senza versare altro sangue, senza cedere al suo lato ferino. Lo doveva alla memoria di Charles Xavier e lo doveva anche a se stesso.

            Ritrasse gli artigli, ignorò il dolore causato dalle lame acuminate che costituivano le penne e piume delle ali metalliche di Warren e lo colpì coi pugni più e più volte.

-Inutile.- lo sbeffeggiò Morte -Tu non puoi farmi niente ma io… io riuscirò ad ucciderti alla fine.-

-Nei tuoi sogni, cocco.- ribatté Logan continuando a lottare.

            Improvvisamente si udì un rumore lacerante e qualcosa di gigantesco eppure molto veloce passò loro accanto senza fermarsi.

-Ma cosa?- esclamò Wolverine.

-Genocidio, il figlio di Apocalisse, è stato liberato.- disse Warren quasi in risposta –Devo unirmi a lui per la gloria del nostro signore. Goditi questi momenti di vita fino al mio ritorno, Wolverine, saranno gli ultimi che avrai.-

            Logan si rialzò da terra mentre il suo avversario spiccava il volo e borbottò:

-Col cavolo. Non ti libererai di me tanto facilmente.-

 

 

Non molto lontano.

 

            Bobby Drake stava pensando che la sua condizione non era delle migliori al momento: circondato dai suoi ex compagni Cavalieri di Apocalisse che non sembravano aver apprezzato molto il suo ravvedimento.

-La pagherai cara, ghiacciolo.- gli disse Blob/Carestia.

-Porterò io stesso la tua testa ad Apocalisse.- proclamò Guerra.

            L’Uomo Ghiaccio non si faceva certo impressionare da simili discorsi. Era abbastanza certo di poterli affrontare tutti e tre e dar loro filo da torcere, forse perfino sconfiggerli ma di sicuro combattere con loro non era una prospettiva che lo riempisse di entusiasmo.

            Si stava preparando a battersi quando i suoi avversari si fermarono come se avvertissero un richiamo e si allontanarono da lui ignorandolo.

            Bobby li seguì e li vide fermarsi accanto ad un gigante che indossava un’armatura simile a quella di Apocalisse. Davanti a lui c’erano Colosso, Nightcrawler e Shadowcat. Corse a raggiungerli ed arrivò in tempo per udire le parole del nuovo arrivato:

-Io sono Genocidio, il figlio prediletto di Apocalisse, il mio compito è purificare il Mondo nel fuoco della battaglia. Finora non ho avuto sfide degne del mio potere… mi auguro che almeno voi mi farete divertire prima di uccidervi.-

            Bobby lo avvolse in un blocco di ghiaccio e disse:

-Olocausto, Genocidio. Apocalisse non ha proprio gusto nello scegliere i nomi dei suoi figli. E non parliamo dei collaboratori: Guerra, Morte, Carestia…-

            Genocidio si liberò senza sforzo dalla sua prigione di ghiaccio e replicò:

-Vuoi dunque essere tu a morire per primo?-

            Una figura blu gli saltò addosso colpendolo a piedi uniti per poi rimbalzare indietro.

-Dissento fortemente.- disse -L’Uomo Ghiaccio potrà anche essere irritante ogni tanto ma è pur sempre il mio migliore amico.-

-Hank!- esclamò Bobby.

-Il solo e l’unico.- ribatté la Bestia ricadendogli accanto -In carne, ossa e pelliccia blu.-

            Vide l’uomo volante che atterrava a fianco di Genocidio ed esclamo:

-Ma quello è Warren! Che gli è successo?-

-È stato trasformato da Apocalisse. Ora è di nuovo il Cavaliere Morte.- spiegò Bobby.

-Oh Sempiterne Stelle e Strisce… la vedo molto dura.-

-Coraggio…- li sfidò Genocidio -Provate a fermarmi, non ci riuscirete.-

            La sua non era solo vanteria. Nei momenti che seguirono Genocidio fu attaccato da tutti coloro che erano sbarcati sull’isola. Le armi dello S.H.I.E.L.D. gli fecero il solletico, le carte energizzate di Gambit, il potere di assorbimento di Rogue, i repulsori di Iron Man, la forza di Colosso, la forza degli elementi scatenata da Tempesta, il potere cosmico di Havok, le armi di Cable… tutto fu inutile.

            Magneto osservava tutto con orrore e finalmente prese una decisione. Tramite il microfono incorporato nel suo elmetto chiamò il laboratorio sotterraneo:

- Salkovskis… liberate Origine.-

 

 

Laboratorio sotterraneo segreto.

 

            Emil Salkovskis sorrise rivolgendosi a chi gli stava accanto:

-Magneto si è deciso, McCoy: vuole che Origine scenda in campo.-

            Henry P. McCoy, la Bestia Nera, versione malvagia della Bestia proveniente da una realtà alternativa dove Apocalisse aveva vinto la sua guerra molti decenni prima, fece un sogghigno divertito.

-Tempi disperati richiedono misure disperate.- sentenziò -Mi chiedo se Magneto sappia davvero cosa sta facendo… in ogni caso noi lo sappiamo, non è vero… Emil?-

-Indubbiamente.- rispose Salkovskis -Sarà un esperimento sociale interessante.-

            Si volsero entrambi verso il tubo in cui giaceva, in apparente animazione sospesa, un uomo nudo dalla pelle blu. Il contenitore fu aperto e al giovane che ne uscì fu fatta indossare rapidamente una tuta speciale poi la Bestia Nera gli disse:

-Va e fa ciò che sai di dover fare.-

            Mentre il ragazzo chiamato Origine si allontanava, Salkovskis si rivolse a McCoy:

-Credi che possa davvero sconfiggere Genocidio?-

-La possibilità ce l’ha. La capacità? Non lo so. In ogni caso non mi riguarda. Ho intenzione di lasciare Genosha ora che il varco è libero. E tu?-

-Credo che farò lo stesso. Non c’è più nulla che mi interessi davvero qui, ormai.-

 

 

Nel centro di Baia di Hammer.

 

            Una forza inarrestabile, questo era Genocidio. Molti degli eroi caddero nei primi minuti di combattimento tra cui i membri di WorldWatch e i membri rimasti della Confraternita di Magneto. Gli altri assistettero con orrore all’abbattimento di un’intera squadra di agenti superaddestrati dello S.H.I.E.L.D. letteralmente vaporizzati da una scarica di calore emessa dagli occhi del figlio di Apocalisse. Meritava il suo nome e pareva deciso a farvi onore.

            I rimanenti Cavalieri di Apocalisse si erano uniti a Genocidio nella sua opera di distruzione. Il loro signore aveva ormai dichiarato la guerra totale e nessuno sembrava essere in grado di fermare i suoi accoliti per quanto accanitamente ci provasse.

            L’X-Woman nota come Rogue riuscì ad avvicinarsi a Genocidio e tentò di sottrargli il suo potere toccandolo ma l’unica cosa che ottenne fu una risata del suo avversario che la afferrò per il collo.

-Sei così ansiosa di morire?- le chiese.

            Delle carte da gioco cariche di energia si abbatterono su di lui che non gli dette più importanza che a una puntura di insetto.

-Lasciala andare!- gli intimò una voce dal chiaro accento dei Cajun della Louisiana.

            Remy LeBeau, alias Gambit, era in piedi davanti a lui con l’impermeabile che svolazzava al vento ed altre carte nelle mani.

            Genocidio sogghignò dicendo:

-Un cavaliere in soccorso della sua damigella… o forse solo uno stupido?-

            Scagliò Rogue contro Gambit con una forza tale che l’impatto avrebbe ucciso entrambi se improvvisamente contro ogni probabilità il volo di Rogue non si fosse rallentato finché non atterrò dolcemente. Contemporaneamente Gambit veniva trascinato lontano dalla traiettoria a supervelocità. Scarlet e Quicksilver erano arrivati appena in tempo.

-Non sta affatto andando bene.- dovette ammettere a malincuore Cable.

-Se solo avessimo con noi Hulk o Thor.- disse Calabrone.

<<Non sono sicuro che basterebbero.>> replicò Iron Man <<Questo tizio ci sta dando più filo da torcere di Ultron.>>

-Avresti mai pensato che un giorno ci saremmo trovati a combattere a fianco di Magneto?-

<<Non è la cosa più strana che mi sia mai capitata, Hank. Ora occupiamoci di fermare questo tizio.>>

-Dobbiamo pensare anche ai civili.- intervenne Capitan America.

-Il 99% della popolazione è composto da mutanti che possono usare i loro poteri per difendersi.- ribatté Cable.

-Anche i bambini, i molto anziani o i malati?- replicò a sua volta Jeff Mace[5] -Scommetto che ce ne sono anche in quest’utopia mutante.-

            Cable lo squadrò per un istante poi disse:

-Facciamo a modo tuo. Domino, Karma, Bestia, Cannonball … seguite il Capitano e fate quel vi ordina. Non ci servirà a nulla vincere se avremo salvato solo un cumulo di cadaveri.- armò il suo fucile e aggiunse -Quanto a noi, non stiamo con le mani in mano: abbattiamo quel dannato figlio di buona donna.-

            Così dicendo, si rituffò nello scontro.

 

 

Fuori dal laboratorio sotterraneo.

 

            Per un momento si sentì confuso e disorientato. Poteva avere anche l’aspetto di un essere umano adulto ma in fondo era poco più di un bambino. L’uomo che lo aveva creato artificialmente per essere il prossimo stadio dell’evoluzione umana, oltre i mutanti ed oltre i bisogni e le necessità degli esseri umani non aveva fatto bene il suo lavoro: l’intelletto dell’essere asessuato chiamato Origine, che solo per comodità continueremo a definire al maschile, era ancora in via di formazione e lui stesso era in un pericolo per qualunque forma di vita organica.[6]

            Questa sua caratteristica, unita al fatto che non sembravano esserci limiti ai suoi poteri, lo rendeva l’avversario perfetto del figlio di Apocalisse.

            Voltò un angolo e si ritrovò sulla piazza principale della città dove stava infuriando la battaglia. Come lo vide Genocidio si arrestò. Fu come se avesse riconosciuto il suo nemico naturale.

-Voi…- disse ai tre Cavalieri -… pensate agli altri… lui è mio.-

            Genocidio si scagliò contro Origine con tutta la velocità e la forza di cui era capace. L’altro non fece alcun tentativo di evitarlo. L’impatto provocò un boom sonico che polverizzò ogni pezzo di vetro rimasto intatto. Quando finì sia Origine che Genocidio erano ancora in piedi.

-Sei forte, lo ammetto…- disse quest’ultimo -… ma non abbastanza per me.-

            Tutti non poterono fare a meno di fermarsi e guardare lo scontro. Nessuno dei due sembrava prevalere sull’altro. Origine agiva d’istinto ma imparava rapidamente e si adattava respingendo ogni attacco. La sua strategia era puramente difensiva ma presto sarebbe passato ad attaccare… se Genocidio gliene avesse dato il tempo.

            Il suo avversario gli strappò di dosso la tuta contenitiva e ridacchio dicendogli:

-E così questo è il tuo segreto: distruggi la vita intorno a te. Un potere che stai imparando a controllare ma non ne avrai il tempo… perché serve a me.-

            Un intenso bagliore li avvolse entrambi e quando si diradò Origine era a terra e Genocidio era in piedi trionfante.

            Magneto osservava con orrore la sua ultima speranza frantumarsi: la sua arma segreta non aveva funzionato.

            Apocalisse avanzò nella piazza. Il corpo che stava occupando stava decisamente cambiando: i lineamenti di Emma Frost erano stati quasi del tutto sostituiti da quelli tipici di Apocalisse, i capelli erano pressoché scomparsi e la pelle aveva assunto un colorito bruno grigiastro.

-Ben fatto, figlio mio.- disse ponendosi tra Genocidio e Morte -Adesso dovrebbe essere chiaro a tutti che nessuno ci può fermare.-

            Una voce femminile echeggiò in tutta la piazza.

-Io posso.-

 

 

Palazzo Presidenziale.

 

            Nella confusione della battaglia quasi nessuno aveva fatto caso all’assenza delle due persone che si erano introdotte nel palazzo. I loro nomi erano Scott e Rachel Summers. Lui era più noto come Ciclope e lei aveva usato spesso il nome in codice di Fenice, come la donna che considerava sua madre. Si poteva anche dire che Scott fosse suo padre ed un test del DNA l’avrebbe confermato, non che contasse molto quando c’erano di mezzo realtà alternative e Ciclope ormai c’era abituato.

-Papà… Scott…- disse Rachel -So che non è il momento, ma posso farti una domanda?-

-Dimm.-

-Credi… pensi che la bambina che tu e Jean state per avere possa… insomma… possa essere io?-

            Scott dovette ammettere di aver pensato a questa possibilità ma non dovette riflettere molto per dare la risposta:

-No… tu sei unica Rachel… e ne sono molto contento… ogni padre sarebbe orgoglioso di una figlia come te.-

-Lo pensi davvero?-

            Ciclope la zittì di colpo. A quanto pareva avevano trovato quel che cercavano: aveva la forma di un uovo ed era sovrastato dalla figura di un uccello di fuoco.

*Finalmente sei arrivata, figlia diletta.*

            La voce echeggiò direttamente nelle loro menti e Rachel rispose allo stesso modo:

*Ho udito il tuo richiamo, madre e sono venuta.*

            La Forza Fenice, perché di lei si trattava, prosegui:

*Unendo i nostri cuori e le nostre anime, noi difenderemo la vita. Sei pronta?*

*Lo sono*

Rachel unì la sua mente a quella della Forza Fenice e con essa a quella di Jean e della bimba che premeva per nascere. Per un momento furono un tutt’uno e fu allora che l’uovo si ruppe e ne emerse Jean vestita di rosso e di verde e circondata da un alone di luce sagomata come la Fenice. Dalle sue labbra, forse dalla sua mente solo due parole:

-Sono pronta!-

 

 

Nel centro di Baia di Hammer.

 

Tutti gli sguardi si volsero verso la nuova arrivata, alcuni con speranza, altri con odio, altri ancora con timore.

Jean Grey avanzava fluttuando a mezz’aria, i suoi occhi verdi risplendevano e la sua figura era circondata da un alone di luce che formava l’immagine della Fenice.

-Questo massacro finisce ora.- disse semplicemente.

-Non può essere!- esclamò Apocalisse/Emma Frost.

-Jean?- quel nome uscì spontaneo dalle labbra di Warren Worthington, ora nei panni del Cavaliere noto come Morte.

            Per la prima volta dalla sua trasformazione Warren esitò… la donna davanti a lui era un’amica, non era forse così? Ma lui era Morte e doveva la sua lealtà al suo creatore Apocalisse, che doveva fare? Immagini di una vita passata si avvicendarono nella sua mente, immagini della donna davanti a lui, una per cui in quell’altra vita sarebbe stato pronto a dare la sua stessa vita (ripetizione meglio “affrontare la morte” fa anche gioco di parole) senza esitare.

-Dovremmo aver paura di te?- la affrontò, spavaldo, Guerra.

-Dovresti, se fossi saggio, piccolo uomo.- fu la risposta –Vorresti combattermi?-

 -Voglio ucciderti!- replicò l’altro agitando la sua ascia.

-No!- urlò Morte usando le sue piume metalliche per disarmarlo e ferirlo.

-Sei impazzito?- esclamò Carestia.

-Voi non le farete del male.- ribatté Warren -Nessuno lo farà.-

            Apocalisse lo guardò con disprezzo e gli disse:

-Ancora una volta sei una delusione per me e ti dimostri indegno di essere Morte.-

-Non sei mai stato troppo bravo a sceglierti i Cavalieri, cocco.- intervenne Wolverine -Forse dovresti cambiare strategia non credi?-

-O forse dovrebbe solo andare all’inferno.- aggiunse un infuriato Ciclope colpendo Apocalisse con un raggio ottico.

            Il leader degli X-Men avanzò verso il suo avversario a terra dicendo:

-Mi hai usato e manipolato come un burattino, hai messo in pericolo la vita di mia moglie e di mia figlia, hai ucciso l’uomo che era come un padre per me. Adesso basta.-

-Hai ragione, Scott Summers…- replicò Apocalisse -… è ora di finire questa sciarada.-

            Si sollevò all’altezza di Jean e disse:

-Fenice o meno, sei solo una patetica donna, debole e sul punto di partorire. Non mi impressioni, non sei all’altezza di mio figlio. Genocidio, fermala, uccidila!-

-Con molto piacere.- ribatté suo figlio mentre si scagliava su Jean.

-Forse avresti ragione, se io fossi ancora soltanto Jean Grey.- ribatté la Fenice -Ma io sono molto di più: in me arde il fuoco della passione e della volontà di una donna coraggiosa, della figlia che avrebbe potuto avere e della figlia che avrà.-

Bloccò Genocidio a mezz’aria con facilità estrema e gli disse:

-Ti fai chiamare Genocidio e ti vanti del tuo potere e ti bei della tua arroganza. Ora apprenderai quanto meschino tu sia in confronto al Cosmo. Io sono il Fuoco della purificazione e la Vita incarnata… io sono Fenice e tu… tu non sei niente.-

            Un enorme lampo di luce si sprigionò dalla donna avviluppando l’intera area. Quei pochi che ne sostennero la vista dissero di aver visto un enorme uccello di fuoco sovrastare la città e il solo suono che si udì fu un urlo di rabbia e di disperazione che poco aveva di umano.

            Quando la luce finalmente si dissipò, pochi istanti dopo, di Genocidio rimaneva solo un mucchietto di cenere, i tre Cavalieri di Apocalisse erano tornarti normali e giacevano svenuti a terra. Tra di loro Warren K. Worthington III aveva ripreso un aspetto completamente umano: con ali di penne e piume, capelli biondi e colorito roseo.

            A pochi passi di distanza giacevano, apparentemente prive di sensi, due donne: Jean Grey ed Emma Frost.

 

 

EPILOGO UNO

 

 

            Non sorprese nessuno che fosse proprio Scott Summers a raggiungere Jean mostrando tutta la sua preoccupazione, in breve lo raggiunsero anche la Bestia, Cable, Rachel, Nightcrawler e Kitty.

-Come… come sta?- chiese Kitty.

            Jean aprì gli occhi e mormorò:

-Ci… ci siamo.-

-Cosa?- esclamò Ciclope.

-La… la bambina… sta per nascere.-

            Per un lungo istante rimasero tutti interdetti, poi Kitty esclamò:

-Dobbiamo agire. Hank, fa qualcosa!-

-Io?- ribatté la Bestia.

-Sei un dottore, no?-

-In biochimica, dottore in biochimica non in ginecologia. Non… non so cosa fare… davvero.-

-Dilettanti.- sbottò Wolverine –Vi fate impressionare per così poco.- si chinò su Jean -Mi senti rossa? Tu sai cosa fare, lasciati guidare dall’istinto e spingi. Andrà tutto bene.-

-Io… io non so… sono così debole.-

-Ce la farai… mamma…- intervenne Rachel -…noi ti aiuteremo.-

            In seguito Ciclope avrebbe fatto fatica a ricordare cosa era esattamente successo in quei convulsi minuti ma non avrebbe dimenticato il pianto della neonata… di sua figlia… e nemmeno il volto sorridente di Hank McCoy.

-Complimenti, Slim…- gli disse -… sei il padre di una bella bambina.-

-E naturalmente ha i capelli rossi.- commentò Wolverine.

 

            Poco distante Emma Frost si stava risvegliando solo per ritrovarsi applicato al collo un collare inibitore dei suoi poteri mutanti ed ai polsi un paio di robuste manette.

-Cosa?- esclamò, sorpresa -Che cosa state facendo?-

            Fu Nick Fury a risponderle:

-Spiacente, Frost, ma dobbiamo essere sicuri che tu sia libera dall’influenza di Apocalisse e certo capirai che non possiamo semplicemente fidarci della tua parola.-

-Questo… è un oltraggio.- ribatté lei

-Protesta pure col tuo avvocato. Portatela via.-

            Nick si rivolse agli altri agenti:

-Voglio che l’occupazione dell’isola sia portata a termine nel più breve tempo possibile.-

-Un momento…- intervenne Magneto perplesso -Che vuol dire che state occupando l’isola?-

-Non te l’ho detto? Che peccato. Mentre tu e Apocalisse vi facevate la guerra sotto la vostra cupola, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato per estrometterti dal governo di Genosha a causa del tuo fallimento nel prevenire una minaccia alla sicurezza globale.-

-Non possono farlo!- esclamò Magneto con evidente rabbia.-

-Certo che possono… è stato il Consiglio a metterti a capo di questo paese e guarda cosa hai combinato… rovine e morte. È necessario che ti dica che il voto per revocarti il mandato è stato unanime? Complimenti, Magneto, sei riuscito a far applicare una norma che era lettera morta da settant’anni.-

-Io ho impedito ad Apocalisse di dilagare nel resto del Mondo dandovi l’opportunità di sconfiggerlo e l’ONU mi ripaga così. Non lo accetto.-

            Gli agenti dello S.H.I.E.L.D. gli puntarono contro le loro armi, predisposte apposta per contrastare il suo potere. Fury continuò:

-Dovrai farlo, non hai scelta. Da ora in avanti la Repubblica di Genosha è sotto legge marziale e lo S.H.I.E.L.D. assumerà l’onere della sua sicurezza sino a nuovo ordine. È in arrivo un governatore nominato dal Consiglio in attesa che sia deciso l’assetto definitivo della nazione.-

-E chi sarebbe?-

-Ora lo saprai.- rispose Fury indicando un’auto volante che si apprestava ad atterrare nel centro della piazza.

            Ne scese una donna elegante alta dai capelli biondi e corti e gli occhi azzurri.

-Tu!- esclamò Magneto -Avrei dovuto immaginarlo.-

            La dottoressa Alda Huxley, già Ambasciatrice di Genosha all’ONU e poi consigliera di Magneto si fermò davanti a lui sfoderando un sorriso soddisfatto.

-Ed io immaginavo che non saresti stato troppo sorpreso.- disse -Il Consiglio di Sicurezza ha deciso che sarebbe stata una mossa saggia nominare una vera genoshana come Amministratrice provvisoria.-

-E così finalmente ce l’hai fatta: quel che non sei riuscita a concludere complottando con Fabian Cortez,[7] l’hai ottenuto con l’astuzia e l’inganno.-

-E un po’ d’aiuto involontario anche da parte tua, non dimenticarlo: raccogli ciò che hai seminato.-

-NO! Non lo accetto. Non mi piegherò!-

            Magneto scatenò il suo potere respingendo e disarmando i presenti e poi schizzò verso l’alto allontanandosi a tutta velocità.

            Nick si rialzò e prese la sua pistola, ma la Huxley lo fermò.

-Lo lasci andare.- disse –Si è guadagnato la sua libertà.-

            E poi mi serve libero, pensò la donna, mi serve un bersaglio a cui dare tutte le colpe dopotutto.

            Ancora una volta sorrise.

 

 

EPILOGO DUE

 

 

            A bordo di una navicella che si stava allontanando velocemente da Genosha c’erano due figure particolari. Una era la Bestia Nera e l’altra il dottor Emil Salkovskis.

-Abbiamo avuto tutti quello che volevamo, direi…- disse McCoy -… a parte Apocalisse e Magneto, ovviamente, ma è meglio così. Ho già vissuto in un mondo governato da Apocalisse e aveva i suoi lati buoni lo ammetto… ma da quando sono qui ho imparato ad apprezzare una pace che non sia eterna.-

-Io ho avuto modo di procurarmi quel che cercavo: nuovi campioni genetici molto interessanti.- disse Salkovskis.

            Fece scattare la chiusura di una valigetta mostrando varie provette sulle cui etichette si potevano leggere i nomi degli X-Men. Mentre lo faceva il suo corpo iniziò a mutare.

-Quel povero Magneto non ha mai nemmeno sospettato che il vero Emil Salkovskis è morto da tempo ed io ne ho preso il posto.- disse ancora -Grazie a lui ho avuto accesso ai segreti di Genosha e a questi.- prese in mano una provetta specifica -Mio caro Charles Xavier, nemmeno tu col tuo potere sei stato capace di scoprire che il buon dottor Salkovskis era in realtà… Sinistro.-

 

 

EPILOGO TRE

 

 

Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D.  Il giorno dopo.

 

            Jean entrò nella stanza affollata. Stava decisamente bene ormai e si rivolse ai presenti sfoderando un bellissimo sorriso, ampiamente giustificato dalla neonata che portava in braccio.

-Vi presento Sara Hope Summers.- disse -Sara come la mia scomparsa sorella e Hope come la speranza che tutti abbiamo nel futuro.-

-È bellissima.- commentò Bobby Drake.

-Bah… tutti i bambini lo sembrano alla nascita.- commentò in modo fintamente cinico Wolverine. -È in seguito che si rovinano.-

-Non lo credi veramente, Logan.- lo rimproverò bonariamente Jean.

-Chissà.-

            Tutti gli X-Men ed i loro amici si affollarono attorno alla bambina facendole un mucchio di feste, poi Jean disse:

-Ora scusate… devo parlare da sola con Scott.-

            Tutti annuirono. Nell’uscire Logan e Warren Worthington si voltarono brevemente a guardare verso Jean poi si chiusero la porta alle spalle.

            Il silenzio tra i due coniugi era quasi imbarazzante, poi Jean disse:

-La nascita di Sara non ha risolto i nostri problemi, vero?-

-No… credo di no.- convenne lui, cupo -Cosa ci è successo, Jean? Perché non riusciamo più a comunicare quando una volta ci veniva così facile?-

-Non lo so, Scott. Ci siamo allontanati proprio quando avremmo dovuto essere più vicini e stavamo per pagare un prezzo altissimo per questo.-

-Quindi?-

-Ho deciso di portare Sara dai miei genitori ad Annandale on Hudson. Ho bisogno di riflettere... di capire cosa voglio davvero.-

-E il mio posto in tutto questo qual è?-

-Sei il padre di Sara e niente cambierà questo. Sarai sempre il benvenuto quando verrai a trovarla ma…-

-Ma non sei più sicura che ci sia un “noi”… un futuro per me e per te come coppia. Lo capisco… avrei voluto capirlo prima… prima che… non ha importanza.-

            Scott prese in braccio sua figlia e la cullò dolcemente tra le braccia, per poi baciarla sulla fronte. La restituì alla madre poi uscì dalla stanza senza voltarsi indietro.

 

 

Annandale On Hudson, Dutchess County, Stato di New York. Due settimane dopo.

 

            Warren Kenneth Worthington III non si sentiva così nervoso da tempo. Ci aveva messo tutto quel tempo per decidersi. Cercava di dirsi che prima aveva voluto avere la certezza che Morte fosse completamente scomparso, che non corresse più il rischio di ritrasformarsi in lui ma dentro di sé sapeva qual era la verità.

            Superò il cancello e suonò alla porta. Venne ad aprirgli una donna.

-Warren!- esclamò -Che bella sorpresa, è da tanto che non ci vediamo. Sei venuto a trovare Jean e la piccola?-

-Buongiorno Mrs. Grey- rispose lui -Anch’io sono contento di rivederla... sì sono qui per Jean… e per la bambina.-

            Elaine Grey lo accompagnò in casa sino a una stanza dove si trovava Jean che si stava ricomponendo dopo aver allattato la figlia. Alla vista di Warren lo salutò con calore.

-Va tutto bene? Gli chiese poi.

-Mi hanno esaminato fior di esperti, compreso il vecchio Hank e il verdetto è che sono il solito Warren… anzi, forse sono anche migliorato. E tu?-

-I poteri della Fenice sono scomparsi. Li sento come un eco lontana nella mente ma immagino che me la caverò anche solo come telepate e telecineta di livello omega che ne dici?-

-Tu te la sai cavare in ogni situazione, questo è certo.- rispose Warren, poi fece una pausa e aggiunse -E Scott?-

-Viene spesso a trovare Sara.- rispose Jean –Passa molto del suo tempo alla Scuola… lo tiene molto impegnato pare. Stiamo lavorando per salvare il nostro rapporto ma… non so. Le pause di riflessione non funzionano quasi mai, non è vero? Buffo… non abbiamo problemi ad affrontare supercriminali che vogliono distruggere il mondo ma quando si tratta delle nostre vite… ma non sei qui per parlare di questo, vero?-

-Sono così trasparente?-

-Non occorre essere una telepate Ti conosco bene ormai… e no: non ti ho letto la mente, puoi credermi.-

-Lo so. Ho un progetto Jean ed ho bisogno del tuo aiuto… ho bisogno di te.-

 

 

            EPILOGO QUATTRO

 

 

Un centro di detenzione dello S.H.I.E.L.D. da qualche parte negli Stati Uniti. Tre mesi dopo.

 

            Emma Frost portava la divisa da detenuta con la stessa disinvoltura con cui avrebbe indossato un abito firmato e guardava l’uomo davanti a lei con aria sprezzante.

-Sono sei mesi che mi trattenete qui dentro. Ormai dovreste aver capito che non sono più Apocalisse, sono di nuovo me stessa per fortuna.

            Clay Quartermain scosse la testa.

-Mi spiace ma non ci posso far niente.- rispose -Non vogliamo correre rischi, sono certo che lo capisce miss Frost.-

-La sola cosa che capisco è che se non fosse per questo collare che inibisce i miei poteri, potrei cedere alla tentazione di ridurla ad un vegetale Agente Quartermain… e sarebbe un peccato per un bel ragazzo come lei.-

            Prima che Clay potesse rispondere una delle pareti si infranse improvvisamente sotto l’urto di una forza irresistibile. Dal varco entrò Magneto e prima che Quartermain potesse reagire si ritrovò spinto contro una parete e perse i sensi battendo la testa.

            Il potere del Signore del Magnetismo spezzò facilmente il collare inibitore che indossava Emma.

-Perché lo fai?- chiese lei al suo aspirante liberatore.

-Perché voglio il tuo aiuto per riconquistare il potere a Genosha.- rispose lui -Me lo devi… ma se preferisci restare qui...-

-Andiamo.- fu la risposta di lei.

            Arrivarono i rinforzi ma i loro colpi furono deviati dal potere di Magneto, che poi creò una bolla di energia che avvolse sia lui che Emma.

            La bolla si sollevò dal suolo, superò facilmente il soffitto e poi fu all’aperto e puntò verso il cielo.

-Non ci prenderanno.- affermò Magneto.

-Me lo auguro.- replicò Emma -E ora portami dove posso procurarmi un vestito decente e magari anche un appuntamento dal parrucchiere.-

            Magneto la fissò perplesso.

-Spero che tu stia scherzando.

            Emma Frost scoppiò in una risata.

-Magnus… hai molto da imparare sulle donne… ma io e te potremmo davvero fare una bella coppia.-

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            E così finisce anche questa travagliata storia degli X-Men che ha visto impegnati ben tre autori e un tempo che è sembrato quasi infinito per completarla.

            Quasi certamente la conclusione da me immaginata non è quella che avrebbero concepito gli autori che mi hanno preceduto e di questo mi assumo la piena responsabilità.

            Quel che è certo è che lo status quo è stato modificato e a cosa porterà questo lo vedremo presto.

            Nel frattempo, un po’ di note su quanto avete letto.

1)    Alda Huxley, è stata creata da Alan Davis con la complicità di Fabian Nicieza ai dialoghi su X-Men Vol. 1° #86 del 1999. In MIT era apparsa per l’ultima volta sulla serie dedicata a Quicksilver da Andrea Antonazzo dove aveva complottato con l’ex Accolito Fabian Cortez per impadronirsi del potere ed alla fine aveva trovato un compromesso con Magneto.

2)    Per chi se lo chiedesse, sì, indubbiamente il suo nome è un omaggio allo scrittore britannico Aldous Huxley.Origine è un personaggio creato da Fulvio Lanfranco su Gli Incredibili X-Men #26. Dubito di essere stato in grado di rendere adeguata giustizia alle sue intenzioni ma chissà… forse non è ancora stata detta l’ultima parola

3)    Genocidio è un personaggio originale concepito da Luca Losito a cui io ho dato forma e potere. Sarà davvero morto? Davvero credete di avere una risposta?

4)    Magneto è davvero ritornato ad essere un supercriminale ed anche Emma Frost ha cambiato bandiera? Le risposte non sono così semplici come si potrebbe credere.

5)    L’intera storia, a parte l’Epilogo Quattro, si svolge un anno prima degli eventi narrati nelle serie MIT in uscita attualmente. Dal prossimo numero ci riallineeremo temporalmente ad esse.

Nel prossimo episodio: mentre l’Istituto Xavier per un’Istruzione Superiore viene ricostruito dopo i fatti di Young X-Men #8, Ciclope si prepara a far debuttare ufficialmente la sua rinnovata squadra contro un nemico insolito. In più, io e Carmelo Mobilia stiamo preparando per voi altre sorprese. Non mancate mi raccomando.

 

 

Carlo



[1] Tra WorldWatch #21 e 22

[2] Parola Inglese che vuol dire “compare”, “Amicone” ma è anche usata per indicare il capo elettricista di una troupe televisiva o cinematografica ed a questo significato che si rifà il soprannome del Capo Tecnico dello S.H.I.E.L.D.

[3] La moderna Anatolia in Turchia

[4] Negli storici Uncanny X-Men #135/137 (In Italia su Uomo Ragno, Star Comics, #15/17.

[5] Questa storia si svolge prima di Capitan America MIT #50.

[6] Vedi Gli Incredibili X-Men MIT #26.++

[7] In Quicksilver MIT #1/6.